In attesa del sì definitivo in Senato alla Legge di Bilancio, uno degli interventi più rilevanti da parte del Governo Meloni ha riguardato la stretta sul Reddito di cittadinanza, con il taglio netto delle mensilità e dei requisiti a partire da gennaio fino alla definitiva cancellazione nel 2024. Tra i tanti criteri del sussidio messi in discussione uno sembra essere sopravvissuto, per adesso, allo smantellamento in corso da parte dell’Esecutivo: il principio dell’offerta “congrua”.
Reddito di cittadinanza, dal 2023 cambia tutto: cos’è l’offerta “congrua”
La proposta dell’abrogazione del termine “congrua” era stata avanzata con un emendamento a firma Maurizio Lupi (Noi Moderati) poi messo da parte. Ma non è da escludere che la maggioranza intervenga nuovamente sul punto con un altra modifica alla Legge di Bilancio.
Secondo la normativa attuale, si definisce un’offerta “congrua” se è compatibile con le proprie competenze, preveda una retribuzione superiore del 20% rispetto a quanto percepito con il Rdc e si svolge a una distanza non superiore a 80 km dalla residenza o raggiungibile entro 100 minuti con il trasporto pubblico.
Il Governo avrebbe pensato di cancellare questo principio, disponendo che il percettore accetti qualsiasi proposta di lavoro indipendentemente dalla natura dell’occupazione e da dove si trovi l’attività, pena la revoca del Reddito di cittadinanza. Il sottosegretario Claudio Durigon ha precisato però che il criterio della territorialità resterà a prescindere nel 2023, anche se non è ancora chiaro come.
Reddito di cittadinanza, dal 2023 cambia tutto: le modifiche
Nel testo della Legge di Bilancio adesso in discussione al Senato, sono state ridotte da tre a una le offerte che l’avente diritto può rifiutare se non vuole perdere il sussidio (qui avevamo accennato ai cambiamenti sul Reddito di cittadinanza in Manovra).
Dal 1 gennaio 2023 il reddito di cittadinanza rimarrà invariato per tutto l’anno soltanto per le famiglie che abbiano al loro interno persone con disabilità, minori o persone a carico con almeno 60 anni d’età.
Per i percettori tra i 18 e 59 anni in grado di lavorare il reddito di cittadinanza verrà riconosciuto solo per 7 mensilità invece delle attuali 18 rinnovabili (qui le informazioni sul pagamento in anticipo dell’Rdc a dicembre).
Come recita il testo della Manovra i beneficiari “occupabili” dovranno poi “essere inseriti, per un periodo di sei mesi, in un corso di formazione o di riqualificazione professionale” senza il quale il diritto a ricevere il Reddito di cittadinanza sarà considerato decaduto (qui avevamo già parlato della novità sul Rdc dell’offerta “congrua” e dell’obbligo di formazione).
“Le regioni – si legge- sono tenute a trasmettere all’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro gli elenchi dei soggetti che non rispettano l’obbligo di frequenza”.
I percettori di età compresa tra i 18 e i 29 anni potranno ricevere il sussidio solo in caso di iscrizione “e alla frequenza di percorsi di istruzione o comunque funzionali all’adempimento del predetto obbligo di istruzione”.
I corsi saranno erogati “dai centri provinciali per l’istruzione degli adulti”, si legge nell’emendamento, e le modalità verranno definite “con apposito protocollo, stipulato dal Ministero dell’istruzione e del merito e dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali”
La quota del reddito di cittadinanza destinata al pagamento dell’affitto dell’abitazione, infine, sarà erogata direttamente al locatore dell’immobile. Secondo la proposta, il beneficiario del sussidio deve comunicare all’ente erogatore del reddito di cittadinanza, ossia l’Inps, i dati del locatore, secondo le modalità che verranno definite con un decreto del ministro del Lavoro, sentito il garante per la Privacy.