A poco più di una settimana dal voto del 25 settembre sono arrivate anche le proposte sul lavoro della CGIL. Un decalogo, presentato a Bologna in occasione dell’Assemblea generale delle delegate e dei delegati, in cui trovano spazio alcuni dei punti cardine della proposta politica del sindacato – sì al salario minimo, no alla Flat tax, superamento del Jobs Act e della Riforma Fornero – e nuove istanze dettate dalla contingente situazione economica: tetto alle bollette, tassazione degli extraprofitti, un Piano strategico per l’autonomia energetica con focus sulle rinnovabili e una nuova politica industriale che tenga conto della transizione ambientale e digitale.

Potere d’acquisto e salari

Al primo punto del decalogo della CGIL c’è la tutela e l’aumento del potere di acquisto di salari e pensioni. “Intervenire a livello nazionale ed europeo sulla formazione dei prezzi. Fissare un tetto alle bollette. Proteggere l’occupazione. Integrare il trattamento economico della cassa integrazione”, sono le prime proposte che si leggono sul documento a cui il sindacato aggiunge la richiesta di un “salario minimo legato al trattamento economico complessivo dei CCNL”. La CGIL si dice invece contraria a Flat Tax e condoni – sì a una riforma progressiva e redistributiva – e chiede al prossimo governo di abbattere l’evasione e l’elusione fiscale, tassare gli extraprofitti e redistribuirli ai redditi da lavoro e alle pensioni più basse.

Misure contro la precarietà

Il sindacato torna a chiedere di superare il Jobs Act “e le norme che hanno precarizzato il lavoro, abolendo le tipologie di lavoro precario e sottopagato e introducendo un contratto unico di ingresso a contenuto formativo ed estendendo le tutele dei lavoratori autonomi”. Nel decalogo trova spazio quindi la definizione di “un Nuovo statuto dei diritti per tutto il mondo del lavoro”, oltre a un “Piano per la piena e buona occupazione in particolare per giovani e donne”. In merito al tema delle morti sul luogo di lavoro la CGIL chiede maggiore prevenzioni e sanzioni più elevate per i datori di lavoro che non garantiscono standard di sicurezza adeguati.

Reddito di Cittadinanza e pensioni

“Garantire una misura universale di lotta alla povertà, come il reddito di cittadinanza. Introdurre la legge sulla non autosufficienza. No alla autonomia differenziata: garantire l’esigibilità di diritti e l’accessibilità alle prestazioni in modo uniforme in ogni territorio. Politiche inclusive e piena integrazione e diritti civili per i cittadini migranti. Cambiare la legislazione sull’immigrazione”. È quanto si legge nel punto numero 7 del documento. Per quel che riguarda il sistema previdenziale pubblico, la CGIL chiede che sia “solidaristico ed equo” e “che unifichi le generazioni – pensione contributiva di garanzia – e le diverse condizioni lavorative – gravosi, lavoro di cura e delle donne – e garantisca flessibilità in uscita a partire da 62 anni o con 41anni di contributi a prescindere dall’età”.