Il reddito di cittadinanza continua a essere uno degli argomenti più dibattuti, su cui la destra non ha ancora trovato un accordo: cambiarlo o abolirlo direttamente? Ora, mentre gli incontri per formare il nuovo governo tra Giorgia Meloni e gli alleati mirano a trovare un accordo, c’è addirittura chi parla di aumentarlo.

Salvini propone l’abolizione del reddito di cittadinanza, ma ad alcune condizioni

Una delle posizioni più nette nei confronti del reddito di cittadinanza, ad oggi, l’ha assunta Matteo Salini. Il leader della Lega, nonostante i risultati scarsi ottenuti dal suo partito alle elezioni (qui gli exit poll), sta continuando a imporsi come protagonista principale nella formazione del nuovo Esecutivo. Così, mentre Giorgia Meloni ha praticamente scelto il silenzio stampa (rilasciando pochissime dichiarazioni e non apparendo più in tv), il segretario del Carroccio continua a fare proclami via social e ai principali media dichiarando come – secondo lui – dovrebbero essere gestiti i temi più caldi della nuova agenda del governo.

Tra questi, il reddito di cittadinanza, che per Matteo Salvini dovrebbe essere completamente rivisto, a partire dalle condizioni che riconoscono il sussidio e quelle che invece lo negano. Per esempio, sulle modalità di riconoscimento dell’importo mensile a chi ne ha bisogno ha le idee chiare: bisogna sospenderlo definitivamente a chi rifiuta già la prima proposta di lavoro. Su come, quando e a quali condizioni una proposta di assunzione può essere considerata consona e adatta al singolo soggetto, però, la Lega non si è espressa chiaramente.

Reddito di cittadinanza: chi ha proposto l’aumento dell’assegno

Vuole invece continuare a garantire il reddito di cittadinanza Silvio Berlusconi. In linea con quanto dichiarato durante la sua campagna elettorale, Forza Italia non vuole abolire il reddito di cittadinanza ma vuole addirittura aumentarlo per quelle che sono considerate le fasce più deboli della popolazione.

“Noi non vogliamo eliminare il reddito di cittadinanza, come falsamente dicono i nostri avversari. Anzi, vogliamo aumentarlo ed estenderlo a tutti i cittadini che sono nella povertà che nel nostro Paese esiste ed è drammatica”, aveva dichiarato Berlusconi a settembre – prima delle elezioni- durante un intervento telefonico a una conferenza del partito, svoltasi a Napoli alla presenza del coordinatore nazionale FI Antonio Tajani. “Per gli altri, soprattutto per i giovani, piuttosto che un sussidio vogliamo offrire l’opportunità di avere un futuro” aveva poi aggiunto. Come? Con la “sostituzione dell’attuale reddito di cittadinanza con misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro”.

Un po’ sulla stessa linea di Giorgia Meloni (qui l’approfondimento sulla riforma del reddito di cittadinanza proposta), il cavaliere vuole in qualche modo legare la fruizione del sussidio all’età, dimenticandosi però che spesso a generare una situazione di disagio non è – per così dire – solo lo stato di buona salute o di sana e robusta costituzione, ma tutta una serie di fattori (sociali, economici, territoriali etc.) che finiscono per condizionare l’occupabilità e la stessa occupazione del soggetto.

Come potrebbe cambiare il reddito di cittadinanza

Se tutte le promesse elettorali del nuovo premier dovessero essere mantenute, con la salita al governo di Giorgia Meloni una riforma del reddito di cittadinanza dovrebbe essere inevitabile.

Nello specifico, il nuovo Esecutivo di Meloni potrebbe riconoscere il reddito di cittadinanza solo a:

  • over 60 privi di reddito, e quindi disoccupati;
  • invalidi e disabili;
  • famiglie in difficoltà con minori a carico.

Al contrario, il reddito di cittadinanza potrebbe essere tolto a chi ha tra i 18 e i 59 anni ed è in grado di lavorare.

Ad oggi, comunque, condizioni e requisiti di accesso rimangono gli stessi (qui le regole per l’accredito Inps).