Il Reddito di cittadinanza non tira più come prima e le nuove domande sono in persistente calo. Un effetto atteso, dal momento che il beneficio sarà ritirato per essere sostituito con un nuovo strumento, più adatto al ricollocamento nel mercato del lavoro, e visto che u numeri dell’occupazione sono in persistente aumento, mentre cala la schiera degli inattivi. Vi sono poi ragioni di natura congiunturale e tecnica che hanno fatto scendere le domande di RdC.

Numeri in costante flessione

Nel primo bimestre del 2023 risultano presentate 90.287 richieste di RdC, in calo del 65% rispetto alle 261.378 dello stesso periodo del 2022. Il dato evidenzia anche una frenata a livello sequenziale, perché le domande a gennaio erano 88,184 e quindi ne sono state aggiunte solo 2mila il mese scorso.

Numero che si replicano se si considera il numero di beneficiari del RdC che, a febbraio 2023, erano poco più di 1 milione, in calo del 14% rispetto agli 1,17 milioni di gennaio e del 17% rispetto agli oltre 1,2 milioni di febbraio 2022.

Si riduce anche la spesa mensile che a febbraio è stata di 576,3 milioni di euro, mentre a gennaio risultava pari a 657,9 milioni ed a febbraio 2022 a 694,8 milioni di euro.

Il sussidio sta perdendo appeal

Il primo e più immediato motivo di riduzione delle domande di RdC ha a che fare meccanismo di natura psicologica. Il beneficio sta perdendo appeal, perché a fine anno verrà sostituito con il nuovo strumento previsto dal governo Meloni che si chiamerà MIA – Misura di inclusione attiva.

Il nuovo sussidio dovrebbe prendere il via già a settembre, dopo i sette mesi di proroga accordati ai beneficiari del Reddito di cittadinanza con la legge di Bilancio 2023. Dovrebbero cambiare  i potenziali beneficiari della misura rispetto al Reddito di Cittadinanza con la suddivisione in due platee: famiglie povere senza persone occupabili e famiglie con occupabili. Le prime sono quelle dove c’è almeno un minorenne o un anziano over 60 o un disabile. Le seconde quelle dove non ci sono queste situazioni ma almeno un soggetto tra 18 e 60 anni d’età. E’ prevista poi una stretta negli importi e nella durata del sussidio. (Per approfondire vedi i  motivi che hanno decretato il fallimento del RdC)

Cresce l’occupazione

I dati dell’occupazione sono in persistente crescita, a conferma di un mercato del lavoro che tira nonostante la fase di rallentamento dell’economia.

Secondo i dati Istat relativi a febbraio 2023 il numero di occupati è stabile rispetto al mese di gennaio, mantenendosi superiore a 23milioni 300mila. La crescita occupazionale rispetto a febbraio 2022 è pari a 352mila unità in più e coinvolge solamente i dipendenti permanenti, con una diminuzione del numero di dipendenti a termine e di autonomi.

Si riduce anche il numero di disoccupati ed inattivi. Il numero di persone in cerca di lavoro, secondo l’Istat, diminuisce su base mensile (-12mila unità o -0,6%) mentre è stabile il numero di inattivi. Il tasso di disoccupazione e quello di inattività sono stabili all’8% e al 33,8% rispettivamente.

In base alle rilevazioni della Banca d’Italia, Ministero del Lavoro ed Anpal, invece,  sono stati creati oltre 100mila posti di lavoro tra gennaio e febbraio, al netto delle cessazioni, più del doppio del bimestre precedente e maggiore di circa un terzo rispetto agli stessi mesi pre-Covid (anno 2019).

Molti nuclei hanno perso i requisiti

L’aumento dell’occupazione ha portato con se anche la perdita dei requisiti per mantenere il RdC. Il numero di nuclei  decaduti dal sussidio nel bimestre è pari a 99.998 mentre quelli revocati sono 21.598 e si stima che molti di questi abbiano semplicemente perso i requisiti reddituali per ottenerlo.

A questo proposito è da considerare che a gennaio andava ripresentato l’Isee aggiornato (DSU) per conservare i diritto e si ritiene che molti nuclei, per motivi di reddito o di perdita di altri requisiti abbiano perso il beneficio.