Dal taglio del cuneo fiscale contributivo alle nuove regole sulle pensioni, dal rafforzamento dei premi di produttività alle modifiche al reddito di cittadinanza, dalla sicurezza sul lavoro a un’attenuazione dei vincoli previsti dal Decreto Trasparenza. Sono i temi sul tavolo del primo faccia a faccia tra governo e parti sociali – sindacati e rappresentanti delle aziende – che si terrà nel pomeriggio, a partire dalle 14:00, nella sede romana del ministero del Lavoro.

Il tavolo sarà presieduto dalla neo ministra Marina Calderone. Sullo sfondo la legge di Bilancio 2023 ma soprattutto nell’immediato l’aggiornamento del quadro programmatico della Nadef che uscirà dal Consiglio dei Ministri in programma a Palazzo Chigi subito dopo la riunione con le parti sociali.

Obiettivi

L’obiettivo della ministra Calderone è, in primo luogo, ascoltare le posizioni e le richieste, per poi fare una sintesi e mettere sul tavolo le proposte. (Per approfondire vedi anche i programmi elettorali del centrodestra sul tema Pensioni e RdC)

Un confronto ritenuto essenziale non solo sui temi del lavoro e delle pensioni ma in generale sulle emergenze economiche e sociali su cui i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri hanno chiesto un incontro direttamente alla premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi.

Tutti i dossier richiedono risorse, e quindi un confronto con il ministero dell’Economia, in un contesto di coperta sempre più corta. I sindacati hanno già detto che non si accontenteranno di un dialogo: vogliono una vera trattativa.

Il Reddito di cittadinanza

Allo studio del governo c’è la revisione del Reddito di Cittadinanza per distinguere tra i percettori che non essendo in grado di lavorare hanno bisogno di un sostegno, come misura di protezione sociale, da quanti invece sono considerati “occupabili” e devono attivarsi, se necessario formarsi, per inserirsi nel lavoro.

Alla vigilia dell’incontro tra Calderone e le parti sociali il viceministro al Lavoro, Claudio Durigon, ha sottolineato ospite di Radio 24 che il Reddito di cittadinanza non finirà il 31 dicembre di quest’anno, ma ha anche aggiunto che il contributo “non può essere una cosa che si dà a vita a chi può e deve andare a lavorare”.

Attualmente è previsto un decalage dell’assegno dopo il primo rifiuto, la revoca dopo il secondo no. Ma perché il sistema decolli effettivamente, è la posizione sostenuta da più parti, serve potenziare i centri per l’impiego e l’incontro tra domanda e offerta. Nel frattempo, non è stato più rinnovato il contratto dei Navigator scaduto il 31 ottobre.

Pensioni

L’obiettivo dell’esecutivo è evitare il ritorno dal 1° gennaio della legge Fornero in forma integrale una volta conclusa a fine dicembre l’esperienza di Quota 102, che garantisce l’uscita con almeno 64 anni d’età e 38 di contribuzione.

Allo studio c’è un “premio” per chi rinvia la pensione, una busta paga più pesante di circa un terzo. Ma non tarato sugli over 63 e, probabilmente, non per tutti con la priorità di evitare nuove fughe dal pubblico impiego, a partire dai medici.

I sindacati hanno già chiesto di bper evitare che ci si trovi a gennaio con la possibilità di andare in pensione solo con almeno 67 anni di età o dopo aver versato 42 anni e 10 mesi di contributi. Cgil, Cisl e Uil chiedono inoltre di costruire una pensione di garanzia per i giovani, dare la possibilità di uscire da 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, di riconoscere la diversità tra i lavori e una corsia per le donne.