Nel suo discorso alla Camera in attesa di ottenere la fiducia, Giorgia Meloni si sofferma, in particolare, dopo la politica estera (qui cosa ha detto su Ue e Nato) sulle misure fiscali che il nuovo governo intende mettere in campo. “Abbiamo bisogno di meno regole, più chiare per tutti e di un nuovo rapporto tra cittadino e Pubblica amministrazione” dice Meloni, “perché il cittadino non si senta parte debole di fronte a uno Stato tiranno che non ne ascolta le esigenze e ne frustra le aspettative”.

La neopremier, che però vuole farsi chiamare “il” Presidente del Consiglio e non “la”, parla di “rivoluzione copernicana”, da cui dovrà nascere un nuovo patto fiscale che poggerà su tre pilastri.

Quoziente familiare e flat tax

Il primo pilastro di questo nuovo rapporto cittadini-PA è la riduzione della pressione fiscale su imprese e famiglie attraverso una riforma equa.

Meloni cita la progressiva introduzione del quoziente familiare, l’estensione della flat tax per le partite IVA (dagli attuali 65mila euro a 100 mila euro di fatturato) e una nuova flat tax sull’incremento di reddito rispetto al massimo raggiunto nel triennio precedente: una misura che la premier definisce virtuosa, con limitato impatto per le casse dello Stato, che può secondo lei essere un forte incentivo alla crescita.

Pace fiscale

Il secondo pilastro è una nuova pace fiscale per consentire a cittadini e imprese, in particolare PMI, in difficoltà di regolarizzare la propria posizione con il fisco.

Lotta all’evasione fiscale

Il terzo e ultimo pilastro è una “serrata” lotta all’evasione fiscale, che deve partire da evasori totali, grandi imprese e grandi frodi sull’IVA, e soprattutto deve essere “vera lotta all’evasione, non caccia al gettito”.

Per questo Meloni punta a una modifica dei criteri di valutazione dei risultati dell’Agenzia delle entrate, che il nuovo Esecutivo vuole ancorare agli importi effettivamente incassati e “non alle semplici contestazioni”.

Taglio del cuneo fiscale

Altro punto nodale delle linee programmatiche del nuovo governo riguarda il taglio del cuneo fiscale e contributivo. “L’eccessivo carico fiscale sul lavoro è uno dei principali ostacoli alla creazione di nuova occupazione e alla competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali” sottolinea Meloni.

L’obiettivo è intervenire gradualmente per arrivare a un taglio di almeno 5 punti del cuneo in favore di imprese e lavoratori per alleggerire il carico fiscale delle prime e aumentare le buste paga dei secondi.

Per incentivare le aziende ad assumere il governo di centrodestra ha poi in mente un meccanismo fiscale che premi le attività ad alta densità di lavoro – “più assumi meno paghi”, senza sacrificare l’innovazione tecnologica, precisa.

Tutele anche ai lavoratori autonomi

Meloni si rivolge anche alle “decine di tavoli di crisi ancora aperti, a cui dedicheremo il massimo impegno, e a quelle migliaia di lavoratori autonomi che non si sono più rialzati dopo la pandemia”.

A loro, “che sono stati spesso ingiustamente trattati come figli di un Dio minore”, il governo vuole riconoscere tutele adeguate, in linea con quelle garantite ai lavoratori dipendenti, ricordando che il centrodestra è sempre stato “al fianco di quei quasi 5 milioni di lavoratori autonomi, tra artigiani, commercianti e liberi professionisti, che costituiscono un asse portante dell’economia italiana e non smetteremo ora. Per noi, un lavoratore è un lavoratore”.

Pensioni

Sullo spinosissimo tema delle pensioni, Meloni sottolinea come “tutele adeguate vanno riconosciute anche a chi, dopo una vita di lavoro, va in pensione o vorrebbe andarci”. Il governo punta a facilitare la flessibilità in uscita con meccanismi compatibili con la tenuta del sistema previdenziale: e dunque, forme di pensione anticipata.

Come? Partendo, già nella prossima Legge di bilancio, dal rinnovo delle misure in scadenza a fine anno. Ma la priorità per il futuro deve essere, dice, un sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni e chi percepirà l’assegno solo in base al regime contributivo, “perché è una bomba sociale che noi continuiamo a ignorare, ma che in futuro investirà milioni di attuali lavoratori, che si ritroveranno con assegni addirittura molto più bassi di quelli, già inadeguati, che vengono percepiti oggi”.

Misure di sostegno economico: fragili, invalidi, famiglie con figli a carico

La premier si sofferma anche sul tema di povertà “dilagante, che noi non possiamo ignorare”. Con un riferimento a Papa Francesco (“A cui rivolgo un affettuoso saluto, ha di recente ribadito un concetto importante: ‘La povertà non si combatte con l’assistenzialismo, la porta della dignità di un uomo è il lavoro’”), Meloni assicura che intende mantenere e, laddove possibile, migliorare il sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare.

E dunque, pensionati in difficoltà, invalidi, a cui va aumentato in ogni modo il grado di tutela, e anche a chi privo di reddito ha figli minori di cui farsi carico.

“A loro non sarà negato il doveroso aiuto dello Stato, ma per gli altri, per chi è in grado di lavorare, la soluzione non può essere il Reddito di cittadinanza, ma il lavoro, la formazione e l’accompagnamento al lavoro, anche sfruttando appieno le risorse e le possibilità messe a disposizione dal Fondo sociale europeo”.

Reddito di cittadinanza

Sul Reddito di cittadinanza, per come è stato pensato e realizzato, Meloni ha un’idea chiara, sempre sostenuta: l’Rdc ha rappresentato una sconfitta. Motivo per cui molto probabilmente non verrà rinnovata la misura bandiera del Movimento 5 Stelle.

Poi chiude sull’”importanza di porre fine alla tragedia degli incidenti, anche mortali, sul lavoro”. Il tema – dice – non è introdurre nuove norme, ma piuttosto garantire la piena attuazione di quelle che esistono, perché, “come ha ricordato anche il sindacato, non possiamo accettare che un ragazzo di 18 anni come Giuliano De Seta – e cito lui per ricordare tutte le vittime – esca di casa per andare al lavoro e non vi faccia mai più ritorno”.