Con le modifiche strutturali del Reddito di cittadinanza stabilite dal governo Meloni la platea di beneficiari sarà ridotta esclusivamente a coloro che non sono in grado di svolgere un impiego, ossia disabili, anziani e famiglie in difficoltà con minori a carico. Per tutti gli altri il sussidio sarà abolito già alla fine del 2023. E nel frattempo non potrà essere percepito per più di otto mesi complessivi, oltre a decadere al rifiuto della prima offerta di lavoro (qui tutte le principali novità).

Il piano dell’esecutivo è quello di dar vita dopo il prossimo anno “ponte” a un nuovo sistema di aiuto sociale, i cui dettagli non sono tuttavia ancora noti. Quello che è certo è che la misura di sostegno statale emblema del Movimento 5 Stelle non esisterà più: le modifiche sono già state inserite nel disegno della Legge di Bilancio 2023. Proprio nella Manovra non risulta poi più esserci traccia del fondo sociale affitti, strettamente legato al Reddito di cittadinanza.

Il contributo affitto legato al Reddito di cittadinanza

Se fino a quest’anno i destinatari del sussidio economico contro la povertà avevano avuto la possibilità di usufruire di un contributo per l’affitto, con il governo Meloni questo sembrerebbe essere proprio stato azzerato. Il sostegno, alternativo a un contributo per il mutuo di 150 euro, era previsto per le diverse categorie di beneficiari e ammontava a poco meno di 300 euro:

  • Una persona che viveva da sola prendeva fino a 780 al mese di RdC: fino a 500 euro come integrazione al reddito, più 280 euro di contributo per l’affitto;
  • Una famiglia composta da 2 adulti e 2 figli minorenni aveva fino a 1.180 euro al mese di RdC: fino a 900 euro mensili come integrazione al reddito, più 280 euro di contributo per l’affitto;
  • Una famiglia composta da 2 adulti, 1 figlio maggiorenne e 1 figlio minorenne prendeva fino a 1.280 euro al mese di RdC: fino a 1.000 euro mensili come integrazione al reddito, più 280 euro di contributo per l’affitto;
  • Una famiglia composta da 2 adulti, 1 figlio maggiorenne e 2 figli minorenni aveva fino a 1.330 euro al mese di RdC: fino a 1.050 euro come integrazione al reddito, più i 280 euro di contributo per l’affitto.

Qui abbiamo parlato del caro affitti, diventato insostenibile per molti cittadini.

Proteste dal sindacato

A lanciare l’allarme è stato il sindacato Unione Inquilini. Il Responsabile Centro Studi e Ricerche Massimo Pasquini ha scritto sul blog del ‘Fatto Quotidiano’ che “di fronte alla Legge di Bilancio si resta sbigottiti per la scelta di colpire e annientare i poveri”.

E ha aggiunto che il contributo affitto fino a 280 euro era essenziale per le famiglie con redditi bassissimi. Adesso venendo meno tale sostegno collegato al Reddito di cittadinanza, si potrebbe assistere a un aumento considerevole degli sfratti per morosità. “Se il Parlamento non provvederà a porre riparo – ha commentato Pasquini – gli effetti saranno disastrosi”.

Una lettera aperta a Salvini

Ad avere la delega alla casa è il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Proprio a lui l’Unione Inquilini ha dedicato una lettera aperta firmata dal segretario Walter De Cesaris. “Sembra che più che di affrontare la questione dell’impoverimento di massa di cui sono vittime milioni di nuclei, abbiate l’ossessione di cancellare i poveri, renderli fantasmi, senza diritto di cittadinanza, che negate anche attraverso la violazione del diritto costituzionale alla residenza” si legge nel documento, pubblicato sul sito del sindacato.

Qui le stime sui poveri in Italia nel 2023. 

De Cesaris sottolinea che il governo sta cancellando “650mila famiglie in vana attesa di una casa popolare a canone sociale di cui avrebbero diritto e 900mila famiglie in affitto sotto il livello della povertà assoluta”. L’auspicio è quindi che la Legge di Bilancio possa essere cambiata.

“Lasciate soli comuni e regioni – accusa il sindacalista – togliendogli dalle mani anche il piccolo ombrellino di protezione dei fondi sociali, contro il diluvio degli sfratti che tende a trasformarsi in tempesta a causa dell’aumento dell’inflazione e dell’impennata delle spese per le utenze domestiche”.