Il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo è intervenuto in audizione alla Camera dei Deputati per parlare dei capitoli della manovra. Ha spiegato, in particolare, che la riduzione del reddito di cittadinanza nel 2023 colpirà ben 846 mila italiani, vale a dire poco più di un beneficiario su cinque. Ma alcune fasce della popolazione saranno interessate in maniera superiore dalla decisione presa dal Governo Meloni contro la misura bandiera del Movimento 5 Stelle.

Tra i timori sollevati dalla bozza della legge di bilancio c’è anche quello che possa aumentare ancora una volta il numero di persone che vivono in condizioni di povertà assoluta nel nostro Paese, come sottolineato dal parere fornito al Parlamento dalla Banca d’Italia.

Quanti italiani perderanno il reddito di cittadinanza e quali fasce sono più colpite

Addirittura un terzo dei beneficiari che hanno un’età compresa tra i 18 anni e i 59 anni si vedranno togliere il sussidio pensato per accompagnare le persone nel mondo del lavoro, che nel tempo è diventato un importante mezzo di lotta alla povertà e uno strumento di welfare.

La decurtazione della durata, in base a quanto stima il presidente dell’Istituto Nazionale di Statistica, coinvolgerà in prevalenza in nuclei familiari di ridotte dimensione, e in particolare più della meta degli individui soli, in prevalenza uomini, che vivono grazie al reddito di cittadinanza. Addirittura la metà dei beneficiari in età compresa tra i 45 e i 59 anni saranno interessati dai tagli.

Senza contare poi la popolazione dei Neet, le persone inattive che non studiano, non lavorano e non stanno effettuando corsi per trovare un’occupazione, con età compresa tra i 18 e i 29 anni. La riduzione interesserà almeno un terzo di questa tipologie di beneficiari, che si caratterizza per i livelli di istruzione appena più elevati rispetto agli altri appartenenti alla stessa classe di età. Qua tutte le categorie che non beneficeranno più del reddito di cittadinanza.

La Banca d’Italia difende il Rdc: “Ha salvato un milione di italiani dalla povertà”

Fabrizio Balassone, capo del Servizio Struttura Economica del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, ha ricordato, nel corso delle audizioni in Parlamento sulla bozza della legge di bilancio, che senza il reddito di cittadinanza solo nel 2020 ci sarebbe stato un milione di poveri in più, come rilevato dall’Inps. Nell’anno orribile del Covid, la misura ha dunque permesso a tanti italiani di sopravvivere in condizioni dignitose nonostante le chiusure e la crisi innescata dalla pandemia.

Il rappresentante di Bankitalia ha sottolineato che l’introduzione del reddito di cittadinanza è stata per il nostro Paese “una tappa significativa nell’ammodernamento del welfare. Tuttavia ha dichiarato che la riforma annunciata dal nuovo Governo, che permette di risparmiare fino a 9 miliardi di euro l’anno, calcolati qua, potrebbe risolvere alcune delle criticità della misura per come è concepita e attuata in questo momento.

Gli aspetti più critici del reddito di cittadinanza per la Banca d’Italia riguardano proprio la doppia natura della misura, assistenziale da un lato e di politica attiva per la ricerca dell’occupazione e l’inserimento del mondo del lavoro dall’altro. La riforma potrebbe servire proprio a risolvere questa ambiguità e rafforzare l’efficacia del sussidio nel raggiugnere le persone che ne hanno davvero e più bisogno.

La manovra presenta dunque degli aspetti che non piacciono all’Istat e alla Banca d’Italia, che invitano il Governo a una riflessione più approfondita sul reddito di cittadinanza, magari prevedendo misure alternative, come suggerito qua, puntando più sulla sua importanza del sussidio per la ricerca di un lavoro o relegandolo al welfare.