Il vero test per il governo di centro-destra, anche per saggiarne la coesione, sarà la Manovra economica, che purtroppo potrà contare su risorse piuttosto scarse e non permetterà alla coalizione di maggioranza di mantenere tutte le promesse fatte in campagna elettorale (non subito almeno). E che con tutta probabilità sarà scritta a quatto mani col governo uscente.

Manovra da 40 miliardi

Guardando ai principali capitoli di spesa, solo per rifinanziare misure in essere si contano già 40 miliardi. Circa 20 miliardi serviranno per finanziare le misure approntate dal governo Draghi per contrastare il caro energia e caro bollette: 14 miliardi dovrebbero essere assorbiti dalla spesa per sostenere le imprese alle prese con il caro energia: circa 3 miliardi serviranno per coprirel’azzeramento degli oneri di sistema in bolletta ed il taglio dell’IVA al 5% sul gas; altri 3 miliardi saranno necessari per prorogare il taglio delle accise sulla benzina di 30,5 centesimi.

L’aumento dell’inflazione ha creato poi altre grane. L’indicizzazione dell’assegno pensionistico al costo della vita dovrebbe costare circa 8-10 miliardi in più rispetto al previsto. La proroga del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti assorbirà 3,5 miliardi, mentre il rinnovo contrattuale anche parziale del pubblico impiego potrebbe costare inizialmente 5 miliardi (16 miliardi per estenderlo a tutta la PA).

A questa cifra che supera già i 35 miliardi, si aggiungono altre voci di spesa “dovute”, come quelle per il sostegno all’Ucraina e le missioni internazionali, con le quali si arriverebbe a circa 40 miliardi.

Cosa ne sarà delle promesse elettorali come la riforma pensionistica e la flat tax? Per ora sembrano destinate a restare promesse o avranno una portata minore, ad esempio con una tassa piatta al 20% fra 65mila e 100mila euro si spenderebbero 1,1 miliardi. E di finanziare le nuove spese in deficit, al momento, non è proprio aria.

Dove trovare le risorse

Dove trovare le risorse? Le extra-entrate delle tasse dovute all’inflazione e i prelievi dagli extraprofitti delle società energetiche non basteranno, anche perché probabilmente serviranno a finanziare un primo decreto taglia-bollette da 20 miliardi. Fratelli d’Italia punta così a una pace fiscale e una rimodulazione dei fondi strutturali europei non spesi, con la speranza di ricavarne circa 25 miliardi. Ma la necessaria negoziazione con l’Europa può richiedere mesi.

Per trovare altri soldi, quindi, si dovrà riformulare o addirittura abolire il Reddito di cittadinanza. Si potrebbe poi procedere da subito alla rimodulazione dei bonus casa: a rischio tagli sono soprattutto il Superbonus 110% e il bonus facciate. Quasi sicuramente, poi, salteranno l’aumento delle pensioni minime, l’allargamento del bonus 150 euro e il taglio di Iva, Irap, Ires e Irpef.